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Water Right Foundation: una realta’ in cammino
di Mauro Perini

Acqua, energia, cibo, clima: un nesso inscindibile, una sfida culturale e un obiettivo di lavoro per la «Water Right Foundation», che attraverso la costruzione di un percorso originale si propone di mettere insieme aziende di servizio, mondo del sapere, associazionismo, istituzioni locali e internazionali. La finalità è quella di avvicinare le grandi organizzazioni internazionali e le agenzie di cooperazione alle realtà locali, per attivare una concreta dimensione operativa, capace anche di collegarsi alle positive innovazioni che si stanno realizzando un ambito tecnologico.

 
Quell’1% per il diritto all’acqua

L’esperienza che abbiamo fatto come «Water Right Foundation» in questi dieci anni ha implicato lo sforzo di finanziare progetti e creare partenariati e collaborazioni con i paesi in crisi dal punto di vista della disponibilità di acqua. Fondi e attività di solidarietà specifici sul diritto all’acqua sono più attivi in altri paesi che non in Italia. In Francia, in Svizzera, in Olanda in particolar modo ci sono leggi dello stato che disciplinano un prelievo di un 1% per il diritto all’acqua direttamente sulle bollette idriche. Su questo tema WRF, in collaborazione con UNDP, è da anni impegnata a sostenere modalità di raccolta fondi che sviluppino la partecipazione. Le politiche di cooperazione decentrata non sono statiche, perché non è statico lo scenario che è di fronte a noi. Per esempio. cinque o dieci anni fa sarebbe stato inimmaginabile assistere ad una discussione in un contesto come quello della solidarietà in materia di diritto all’acqua e sentire sempre più voci di carattere europeo che raccomandavano la destinazione di una quota specifica per una «solidarietà intraeuropea». In realtà anche l’Europa inizia ad avere margini di sofferenza importanti sul tema delle risorse idriche perché il cambiamento climatico e la stratificazione socio-demografica aprono sempre di più aree di vulnerabilità anche sul tema dell’accesso ai servizi essenziali. Contemporaneamente paesi come il Messico, il Vietnam e il Brasile che erano l’oggetto di attività di aiuto internazionale si sono trasformati profondamente in poco più di una decina di anni. Non sono più paesi periferici e marginali ma, tra tante contraddizioni, luoghi significativi dal punto di vista dell’economia mondiale e possibili partner alla pari di un lavoro comune.

In questo scenario lo sforzo che è in corso da parte di numerose agenzie internazionali che fanno capo alle Nazioni Unite è quello di avvicinare i territori e i poteri locali. Questo è importante per superare una politica fatta di grandi dichiarazioni universali che si sono sicuramente rivelate importanti da un punto di vista culturale ma ancora troppo poco efficaci dal punto di vista delle realizzazioni materiali. Coinvolgere gli attori locali è il passaggio indispensabile per rendere il diritto all’acqua una questione efficace che cambia effettivamente le condizioni di vita di popolazioni e di territori. Avvicinare il governo delle risorse idriche al territorio che le produce implica l’assunzione di un senso di responsabilità al tempo stesso sociale ed ambientale verso quella risorsa che non può essere mercificata.

L’intreccio fra food e water

Le priorità tradizionali si chiamano igiene e sanità. Gli obiettivi del millennio sono sul punto di essere almeno in parte raggiunti sul tema di offerta di acqua potabile. Ma siamo molto lontani rispetto a quello che riguarda l’altro aspetto del diritto all’acqua che nell’impostazione dell’ONU comprende le fognature e l’equipaggiamento igienico sanitario delle aree urbane. Questo ci permette di andare a toccare da vicino un elemento saliente che abbiamo sperimentato in questi anni, cioè la necessità di sviluppare un rapporto strategico, continuativo ed efficace con il pianeta per il diritto alla salute, perché non c’è un intervento di cooperazione sanitaria che può prescindere dalla qualità dell’acqua e dalla qualità delle infrastrutture igienico-sanitarie del villaggio, della regione, della città. Rimane dunque una priorità sviluppare una collaborazione strutturale «diritto all’acqua–diritto alla salute» ed accentuare i rapporti con le strutture sanitarie.

Ma il settore della cooperazione e della solidarietà tradizionalmente inteso rischia di rimanere un mondo tutto sommato marginale e confinato in quello che è esso ha tradizionalmente sperimentato, se non si lanciano proposte nuove e ambiziose.

Il rapporto tra acqua ed energie compatibili è una delle grandi sfide del futuro, capace di generare meccanismi virtuosi. La green economy ci insegna che, anche attraverso l’introduzione di innovazioni tecnologiche, si può costruire una potenziale alleanza strategica tra questi due aspetti di grande valore sia politico culturale ma anche, com’è stato concretamente dimostrato in molti casi, di valore economico ed ecologico.

L’altro intreccio, carico di implicazioni, è quello tra food e water. È un tema storico dell’umanità, che si presenta per il futuro come passaggio attraversato da inedite e gigantesche contraddizioni di difficile soluzione. L’acqua è punto nevralgico perché è un alimento in sé e perché il ciclo della produzione di cibo è condizionato, in tutti i suoi aspetti, dall’acqua. In un pianeta sovrappopolato e in cui l’acqua è diventata risorsa esauribile accedere e controllare le fonti idriche significa determinare la sicurezza alimentare.

Water-energy-food-climate nexus sta diventando l’argomento centrale degli incontri internazionali dedicati alla globalizzazione ed è il tema intorno a cui WRF si organizza per trasformarsi in Fondazione Onlus che, al di là della forma giuridica, implica partire da questi temi e creare di un soggetto che sappia tenere insieme in un percorso originale aziende di servizio, mondo del sapere, associazionismo, istituzioni locali e internazionali. In questo cammino naturale si è presentata la collaborazione con «Testimonianze» su questo numero dedicato al cibo che prevede non solo la sua realizzazione, ma la sua presentazione e diffusione.