saccardi (1)

Nel tempo del dolore e nel segno della speranza
di Severino Saccardi

Questo volume di «Testimonianze» ha assunto, al di là della configurazione già delineata nella programmazione (che prevedeva la dedica ideale della sezione monotematica alla memoria di Giacomo Di Iasio), un carattere del tutto particolare, in quanto la sua composizione è coincisa con un momento assai triste, un «tempo del dolore», segnato dalla perdita improvvisa della nostra cara Diana De Lorenzi (Dianina). Ma sono proprio memorie vive come quelle di Giacomo e Diana, persone impegnate, sia pure su terreni diversi, in percorsi tendenti a rendere più limpido, libero e trasparente il vivere civile a connotare il senso di un tema come quello che qui viene affrontato. Quello del «palazzo di vetro», cioè della trasparenza della comunicazione nell’ambito delle istituzioni non è questione «tecnica» o riservata agli addetti del mondo dell’informazione, ma investe un nodo centrale, nel rapporto fra governanti e governati che, nel mondo della complessità e nel tempo dell’antipolitica, diventa decisivo per la qualità e le sorti medesime della democrazia.

 

I «temi ultimi» e l’impegno nella storia

E’ giusto spendere qualche parola, al di là della sezione monotematica che dà il tono all’intero volume, su questo particolarissimo numero di «Testimonianze». Che così, come i lettori lo vedranno e lo riceveranno, è venuto configurandosi per le evenienze della vita. E che ne richiama immediatamente (a chi con questa rivista ha antica consuetudine) un altro. Il numero 344. Che uscì, nel lontano aprile del 1992, immediatamente dopo la morte di padre David Maria Turoldo (e che a Turoldo In memoriam dedicava testi di E. Balducci, C. De Piaz, M. Gozzini, F. Mazzei e M. Ranchetti) e poco prima della drammatica ed improvvisa fine dello stesso Balducci (verificatasi, in seguito ad un incedente stradale, il 25 aprile dello stesso anno). C’era, in quello stesso fascicolo, anche un articolo di chi scrive, intitolato Il tempo del dolore[1]. Vi si parlava di «temi ultimi» e del senso della vita e della morte anche a partire dal riferimento (lì sobriamente richiamato) ad una triste vicenda personale e familiare. Quella della prematura scomparsa della mia cara e coraggiosissima sorella Marina, che perse allora la sua battaglia contro una tremenda malattia. Il segno del dolore è impresso, in qualche modo, anche sulle pagine del volume che siamo qui a presentare. Che è dedicato idealmente (nella sua sezione monotematica) al ricordo del giornalista e dirigente della Regione Toscana Giacomo Di Iasio, che ospita (nella sezione «Società Civile») le riflessioni di padre Guidalberto Bormolini (sulla necessità di «abbatere il tabù» della società contemporanea, quello fondato sulla rimozione del tema-morte) e che (nella stessa sezione) ricorda la mia carissima Diana (Dianina, come sempre io l’ho chiamata) che repentinamente e imprevedibilmente ci ha lasciato. È dedicato al «tempo del dolore», dunque, al di là di quel che sarebbe stato prevedibile al momento della programmazione dello specifico lavoro sul Palazzo di vetro, anche questa volta, la riflessione e l’attenzione di «Testimonianze». Una rivista che la «cultura della rimozione» ha sempre, e comunque, detestato e combattuto. Che mai ha girato la testa dall’altra parte riguardo ai «temi ultimi»[2]. Ma sempre ha mantenuto l’intenzione di continuare a guardare alla vita, alla terra ed alla storia. Che è la lezione più bella che ci hanno consegnato anche persone come quelle che, avendoci lasciato, siamo ora, anche su queste pagine a ricordare. Le loro esistenze acquistano un senso proprio in relazione al loro impegno, nella società e nel tempo della storia, per una buona vita. In tutti i suoi aspetti ed in tutti i suoi temi. Nella lotta per la libertà, la dignità della persona, un nuovo rapporto fra potere e società e nella trasparenza e verità delle parole, della comunicazione e dei comportamenti umani. Che è il tema (su cui qui io spendo davvero solo due parole) di questa sezione tematica. Che non è una sezione particolare, di carattere tecnico-politico per specialisti o per addetti ai lavori del mondo dell’informazione. Ma che intende porre (a partire da un percorso e da un’esperienza specifica) un grande problema ed una grande questione. Più questioni, anzi. Quella del rapporto fra parole, comunicazione e aderenza alla realtà nel mondo dell’informazione.

 

Il Palazzo istituzionale e la società

Quella della particolare valenza della comunicazione e dell’informazione che si occupa del rapporto fra palazzo istituzionale e società. E quella, che vi è strettamente connessa, del linguaggio, delle modalità di trasmissione dei contenuti, della presentazione di concetti che siano in grado di far capire ai cittadini quel che viene discusso, affrontato e deciso da chi li rappresenta, li amministra e li governa. Non è una questione di dettaglio. È un nodo centrale all’interno di una moderna democrazia. In cui, d’altra parte, il tema delle forme, dei canali, dei linguaggi e degli strumenti della comunicazione acquista non minore, ma assai più grande rilevanza nel mondo e nel tempo della comunicazione globale[3]. Cambiano i supporti, si modificano le tecnologie e le abitudini dei lettori e degli utenti, ma rimane pressante l’esigenza di un’informazione che sia capace di informare, ragionare e fornire un’analisi critica della realtà. Questa sezione monotematica affronta la questione da uno specifico punto di vista e ponendo un preciso interrogativo: come informare correttamente, efficacemente ed in modo da colmare il fossato che spesso si crea fra il «palazzo» (anche quello democraticamente costituito) e la società? Come farlo nel tempo della complessità e della crisi della politica? Come combinare sapientemente professionalità, tutela del ruolo e delle giuste esigenze di carattere sindacale e istanza deontologica che pone il giornalista che opera nel servizio pubblico ancora più al servizio della correttezza informativa e della capacità di aderire ai fatti? Sono grandi domande, che si possono fare, e che interagiscono fra loro, da entrambi i versanti: quello delle istituzioni e quello della società. Giacomo e Diana a cui, insieme, a questo punto, il volume è dedicato, su sponde diverse ed in modi differenti a questo esattamente hanno lavorato: ad un lavoro di trasparenza, di coinvolgimento e di uso della ragione critica che fossero capaci di rigenerare speranza e di restituire chiarezza in un mondo che, a volte, sembra smarrire il senso stesso del suo andare oltre alla sua capacità di una corretta autorappresentazione. È stato un lavoro importante. Ed è un passaggio del testimone. Vale la pena continuare.

 


* Dedicato alla memoria di Giacomo Di Iasio.
[1] S. Saccardi, Il tempo del dolore, «Testimonianze», n. 344.

[2] V. in proposito il volume con una sezione monotematica specificamente dedicata a I temi ultimi nelle culture umane («Testimonianze», n. 409) e quello con un’analoga sezione monotematica (a c. di L. Niccolai e S. Saccardi) su Sofferenza, ricerca di senso, solidarietà umana («Testimonianze», n. 415), per non parlare della recente riflessione (con sezione monotematica a c. di L. Grassi e S. Saccardi) sulle Immagini della Resurrezione per gli uomini e le donne degli anni duemila («Testimonianze», nn. 486-487).

[3] Ai temi dell’informazione, del giornalismo e delle nuove modalità della comunicazione, «Testimonianze» ha dedicato le sezioni monotematiche su Galassia Internet (a c. di D. De Grazia, nel n. 452) e sull’interrogativo Verso un mondo senza giornali? (a c. di D. De Grazia e S. Saccardi, nn. 471-472).