N. 455
La musica una rivoluzione del nostro tempo
Federico Saracini, L’Orrore birmano – Il regime del Generale Than Shwe in Birmania, accusato dalla comunità internazionale di sistematiche violazione dei diritti umani, ha continuato per tutti gli anni novanta con la sua furia repressiva, inducendo i paesi dell’Unione Europea ad applicare sanzioni economiche e gli Stati Uniti ad imporre l’embargo ma, nonostante tutto, rimane ancora ben saldo al potere.
Franco Toscani, Il “canto antico” di Umberto Fava – Che cosa significa fare letteratura oggi, raccontare storie in un mondo come quello odierno, così distratto e frastornato? Vi è ancora una funzione della letteratura per l’uomo del nostro tempo?
Jacopo Mazzantini, Un’identità democratica oltre il socialismo – Nella società globalizzata la nascita di una nuova formazione politica nella sinistra deve fare i conti con il passato del socialismo ma deve andare oltre percorrendo strade nuove che formino non un “nuovo partito” ma un partito “nuovo”.
Vanni Pettinà, Cuba: le radici del futuro – La nuova strategia politica internazionale verso Cuba ha l’obbligo di passare per il rafforzamento e non per l’emarginazione delle forze democratiche interne, che rappresentano le radici della futura società civile cubana. Washington deve convincersi che la soluzione al problema cubano verrà solo dall’interno dell’isola e mostrare disponibilità ad allentare le sanzioni economiche in cambio di progressive aperture da parte del regime.
Roberto Barzanti, La guerra degli ospedali – La ricostruzione tra storia e memoria di una vicenda di politica locale in Toscana negli anni 70 in cui intorno alla costruzione di un ospedale si confrontano, quasi in una “guerra”, visioni utopiche e miopie locali
La musica, una rivoluzione del nostro tempo Sezione monotematica a cura di Enzo Brogi, Dino Castrovilli, Severino Saccardi e Simone Siliani
I. Un linguaggio universale
Severino Saccardi, Una rivoluzione del nostro tempo – In tempi a noi prossimi si è prodotta, anche in ambito musicale, una vera e propria “rivoluzione” da cui sono derivate contaminazioni di generi, alfabeti e stili e la rimessa in discussione della distinzione, in un contesto specifico, fra cultura “alta” e cultura “bassa”. Individuare strumenti (anche di carattere legislativo) per promuovere la musica è, oggi, una sfida di carattere civile e democratico che va portata avanti anche per ricordare il valore del suo linguaggio universale per promuovere la cultura della convivenza.
Walter Veltroni, Il disco del mondo – L’arte e in particolare la musica come strumenti per allargare il proprio orizzonte interiore. Il rapporto di empatia con l’artista come scoperta di valori universali e umanamente condivisi.
Dino Castrovilli – Fabrizio De Lucia, Finché c’è musica mi tengo su – Un excursus sulle capacità terapeutiche della musica incentrate su un percorso capace di andare dalla “muzak” (musica di sottofondo) ad un ascolto benefico e rilassato di suoni e melodie.
Neri Pollastri, Il filosofo e la rivoluzione del jazz – La musica non solo ci svela molto di noi e del mondo, ma soprattutto ci rimette ludicamente in comunicazione e ci aiuta a tessere nuovi legami con gli altri. Rispetto alla tradizionale visione filosofica della musica come accesso alla trascendenza, fenomeni moderni come il jazz e gli studi etnomusicali ci permettono di focalizzarne anche gli aspetti connessi alle relazioni sociali ed alle diverse identità culturali.
Alfredo Jacopozzi, La musica e il sacro – Quanto più andiamo ai primordi della storia dell’umanità, tanto più la musica compare non come elemento artistico ma come elemento connesso agli sforzi ostinati tesi a stabilire un contatto con il mondo metafisico. In tali circostanze la musica costituisce un substrato tanto fondamentale da essere praticamente onnipresente: costruendo i propri strumenti musicali, gli uomini sembra che imitino l’opera degli dèi. La musica sembra davvero farci dimorare in quella corrispondenza tra la sonorità cosmica dell’universo e quella pulsazione dell’anima, in un tempo senza tempo, in un tempo originario, un tempo sacro.
Cesare Bindi, Della buona musica come “invenzione” – Nei secoli il ruolo dell’artista è cambiato da artigiano ad inventore, come è cambiata la produzione, il pubblico e la diffusione della musica. Oltre le molte suggestioni e gli insegnamenti del “secolo corto” e superando la fissità del rimando agli anni settanta, è necessario approdare alla consapevolezza che esiste una sola, vera, musica: quella “buona”. Quella che favorisce la comunione con gli esseri umani e ci mette in rapporto con il senso profondo dell’essere..
Mauro Pagani, La musica cibo dell’anima – Intervista cura di Daniele Gardenti – Mauro Pagani, polistrumentista che ha suonato con la PFM e ha collaborato con numerosi artisti di primo piano nel panorama italiano, ci mostra le evoluzioni del mondo della musica, il rapporto che questa ha con le nuove generazioni, con le città, con il villaggio globale e con i mutamenti e le esigenze del mercato.
II. Musica “colta”, e musica “pop(olare)”: una distinzione in discussione
Enzo Brogi, Una proposta di legge regionale sulla musica – Da un itinerario autobiografico fatto di amore e di promozione della musica popolare alla proposta di una legge regionale in materia
Simone Siliani, Musica, senza aggettivi – E’ impossibile dividere la musica in categorie rigidamente separate da confini, gusti, generi, tempi; e dall’altro è difficile pensare che la musica del passato, la musica classica o colta che dir si voglia, possa interpretare meno della musica pop le pulsioni del proprio tempo: esiste solo la musica, che ha bisogno di essere trasmessa, amata, concepita, ascoltata tutta
Claudio Martini, Perché amare la musica classica – E’ importante amare la musica classica, nonostante le difficoltà di educazione e competenza, per il piacere che dà, per le emozioni che suscita, e per l’arricchimento morale e culturale che assicura ad ogni essere umano. In questa direzione, è importante sviluppare anche un’azione di carattere educativo e formativo che contrasti le tendenze omologanti della nostra società, orientate ad appiattire il gusto e poco propizie ad un affinamento della sensibilità estetica e culturale
Mario Setti, Alfabeti diversi, non estranei – Lo scontro e l’incontro tra modi diversi di fare e percepire la musica. La classica e il pop, due mondi distinti, apparentemente paralleli, che si influenzano e si avvicinano.
Francesco Mizzau, Il patrimonio immateriale della musica etnica – Le origini di una cultura e la necessità di poterla conservare (grazie alle ricerche e agli studi degli etnomusicologi ed alla nuova consapevolezza sul valore della world music) al di là delle rigide logiche del mercato.
Paolo Del Lungo, Béla Bartók: il genio e l’interesse per la musica popolare – La capacità di guardare il mondo con occhi nuovi ha da sempre reso grandi servizi all’umanità ed è stato proprio l’interesse nei confronti di un repertorio come quello popolare generalmente ritenuto inferiore rispetto a quello della tradizione colta che ha permesso ad uno dei più grandi geni del Novecento musicale di tracciare una strada nuova per la storia della musica.
Corrado Barontini, Come la ricerca sui canti popolari della Maremma prese forma di libro. – L’esperienza di una ricerca sui canti popolari della Maremma che ha permesso il recupero di una tradizione orale che, se non studiata e riproposta, rischia di perdersi per sempre.
Lucio Niccolai, Profumi arcani: alla riscoperta della musica popolare – Note sparse su alcuni passaggi che, negli anni più recenti, hanno condotto alla riscoperta e alla riproposizione del repertorio tradizionale della musica popolare a partire da un motivato percorso personale e di gruppo nell’ambiente amiatino.
Luciano Alberti, La mitica voce del figlio del fornaio – Un tributo all’uomo, all’artista, al tenore Luciano Pavarotti al di là delle retoriche celebrazioni mediatiche.
Giuliano Della Pergola, Luciano Pavarotti, un eroe nazional-popolare – Il grande artista appena scomparso appare come il miglior rappresentante di quella tradizione musicale popolare e nazionale che lo ha reso caro all’ Italia e noto in tutto il mondo.
III. Mi va di cantare
Alessandro Benvenuti, La Banda Improvvisa – L’incontro e il sodalizio tra l’attore e la musica, tra Alessandro Benvenuti e i “Loro Ciuffenna… e Noi no?”.
Paola Turci, Toccare le corde del cuore – Intervista a cura di S. Saccardi – La musica ha la grandiosa capacità di arrivare a toccare le corde preziose del nostro cuore, che spesso arrivano anche alla nostra coscienza. Non si dovrebbe fare nessuna distinzione (del tipo di quelle fra musica”colta” e musica “popolare”) se non quella tra musica brutta e musica bella
Mazen Kerbaj, Suonare la guerra – Intervista a cura di Leonardo Ferri – La guerra vista da un artista può avere dei risvolti inaspettati trasformando la paura in creatività fino ad arrivare a percepire, in tempo di pace, una sorta di “nostalgia” del conflitto. Mazen Kerbaj, giovane musicista e disegnatore libanese che, dalle pagine di un blog, ha disegnato i bombardamenti su Beirut dell’estate del 2006, racconta come la guerra ha influenzato la sua arte.
IV: Le fabbriche della musica
Luciano Vavolo, Per una scena sensibile – Un’esperienza musicale fatta di passione, abbinamento al teatro e ad altri linguaggi espressivi nella ricerca di costruire un percorso musicale parallelo alla parola e alle altre modalità comunicative
Giampiero Bigazzi, Le fabbrica della musica, il supermercato dell’ascolto – Al confine fra aspetti socio-culturali ed ambito esistenziale, una riflessione sull’evoluzione della dimensione privata dell’ascolto e sulle conseguenze della rivoluzione del supporto magnetico e digitale.
Sandra Landi, Musica e scuola: un amore impossibile? – Un’analisi sulla cultura musicale, sulla sua scarsa diffusione a livello scolastico, sulla necessità di rafforzare un insegnamento rimasto per lo più fuori dai piani di studio.
V. Musica e poesia
Stefano Beccastrini, Gli strumenti musicali nella poesia moderna – Un primo abbozzo per una ricerca degli echi che la poesia ha dedicato agli strumenti musicali
Roberto Mosi, – Il lungo e controverso rapporto tra poesia e musica esaminato, soprattutto, in relazione all’evoluzione degli ultimi decenni, connotati dagli apporti degli chansonniers francesi, dei folk-singers italiani e della canzone d’autore in Italia.
Maurizio Bassetti, La casa della musica – Come si possono intrecciare i due linguaggi della musica e della poesia in un’esperienza personale di carattere non professionale.
Paola Del Pasqua, La musica, una generosa macchina del tempo – La musica, tra tutte le arti, è quella che maggiormente riesce a evocare sensazioni, immagini, eventi. Le note come portale tra attualità e memoria, come macchina del tempo tra presente e passato.