chiti_vannino2 La macchina e il granello di sabbia  Vannino Chiti

1. Prima ho incontrato Ernesto Balducci: in una conferenza da lui tenuta sul Concilio Vaticano II ed il ruolo di Papa Giovanni XXIII. Dopo e attraverso di lui, quando era ancora studente, all’inizio degli anni 70, ho incontrato anche la rivista. Mi è piaciuta, e da allora mi ha accompagnato, per la forza delle posizioni e l’originalità dei temi sollevati. La capacità di un dialogo che viene posta a partire da convinzioni robuste non da un pensiero debole. La validità della rivista si è poi confermata dopo che Padre Balducci è scomparso. “Testimonianze” ha saputo rinnovarsi e continuare a proporsi come un punto di riferimento muovendosi in spazi spesso di frontiera.
2. Leggo la rivista. Qualche volta ho scritto interventi per essa. Ho partecipato agli incontri internazionali promossi sulla pace e sul ruolo delle città. Quello che tuttavia mi pare più importante è che “Testimonianze” sollecita nel lettore la voglia di conoscere, di approfondire, di formarsi una visione critica – non rassegnata – del mondo. “Testimonianze” da anni opera per contribuire a dar vita ad una nuova cultura politica e per essere, su questo versante, una palestra di dialogo.
3. “Testimonianze” è senza dubbio un punto di riferimento del dibattito sociale e culturale che anima la società toscana e italiana più in generale. Il suo è sempre stato un contributo ricco di testimonianze appunto. Idee, commenti, discussioni, valutazioni, anche tra di loro molto diverse, ma tutte accomunate da un genuino desiderio di dialogo e confronto. Possiamo ben dire, dunque, che “Testimonianze” sia stata e sia anzitutto un luogo di dialogo, aperto alle più diverse sensibilità, accomunate dal profondo desiderio di confrontare le proprie ragioni con quelle altrui, in una continua tensione verso l’affermazioni di valori universali, a partire da quello della pace. Certo, in una società e in una cultura così polverizzate e globalizzate allo stesso tempo, si potrebbe osservare che la rivista non sia altro che un piccolo granello di sabbia. Ebbene, proprio Ernesto Balducci amava citare un grande intellettuale come Norberto Bobbio il quale osservava, a proposito dell’impegno per la pace: – “Qualche volta è accaduto che un granello di sabbia sollevato dal vento abbia fermato una macchina. E anche se ci fosse un miliardesimo di un miliardesimo di probabilità che il granello sollevato dal vento vada a finire nel più delicato degli ingranaggi per arrestarne il movimento, la macchina che stiamo costruendo è troppo mostruosa perché non valga la pena di sfidare il destino”.
4 Sono molti gli ambiti nei quali “Testimonianze” ha portato un proprio contributo di idee e dunque non è facile individuare quelli trattati con più dedizione e qualità. Personalmente ho sempre molto apprezzato lo sguardo che “Testimonianze” ha sempre posto sui piccoli e grandi temi internazionali, offrendo per essi sempre una chiave di lettura della problematicità dei conflitti bellici, della protezione dei diritti umani, della tutela dell’ambiente, che hanno segnato e segnano tutt’ora il mondo intero. Negli articoli dedicati ai temi planetari ho sempre trovato analisi, proposte, valutazioni che documentano la conoscenza profonda e spesso anche diretta di luoghi del mondo teatri di pace, ma anche teatri di violenze e di degrado. Non mancano poi i molti autorevoli contributi di carattere sociologico, filosofico, economico, rivolti al tema della pace, della religione, del dialogo tra i popoli, della laicità, della politica, della solidarietà, dello sviluppo della persona come individuo e nella collettività. Insomma un affresco di riflessioni sull’essere umano e sulla sua dimensione planetaria che solo una rivista così aperta all’incontro può offrire.
5. Trovo l’ultima versione di “Testimonianze” una scelta convincente e moderna. L’argomento monografico, quasi sempre rivolto a temi di attualità e di primaria rilevanza culturale o sociale, invita da subito il lettore ad entrare nel merito del numero della rivista. Sull’altro fronte le rubriche tematiche accompagnano chi legge in un cammino di approfondimento e di analisi delle molte sfaccettature dei temi trattati, disponendo sempre di un numero elevato di valutazioni e commenti, tra loro anche giustamente eterogenei nel merito e nella forma.
Anche la grafica e l’impaginazione si intrecciano bene con lo stile dei contributi, alleggerendo agli occhi del lettore, la fitta presenza di testo che caratterizza spesso la rivista.
6 Certamente, c’è ancora spazio, per l’atteggiamento indipendente: oggi più di prima. La fine delle ideologie, in Europa e non solo, ha aperto la strada all’evoluzione di culture profondamente rinnovate: oggi le persone, soprattutto i più giovani, si aspettano messaggi e argomenti sempre intelligenti, non banali, che vanno a fondo nei problemi, più che letture faziose della società e del suo cambiamento. La maturazione delle coscienze passa sempre più da un processo di comprensione reale, di confronto sincero, e sempre meno da un’adesione asettica e incondizionata ad un’opzione ideologica. Per questo il profilo indipendente della rivista, ma non per questo apolitico, costituisce uno dei suoi maggiori punti di qualità, da valorizzare senz’altro.
7. Il tema della qualità della democrazia è senz’altro uno dei temi del terzo millennio al quale “Testimonianze” dovrebbe guardare con molta attenzione. Del resto la stessa rivista ha dimostrato, anche di recente, con un bel numero dedicato alla “democrazia nel nostro tempo”, di voler approfondire questo argomento. Non vi è dubbio infatti che l’evoluzione della democrazia, nelle sue diverse forme, a seconda che si tratti di paesi sviluppati o di paesi in via di sviluppo, costituisce una delle chiavi di lettura utili ad intuire gli approdi futuri della società globalizzata, ma anche a comprendere i fenomeni più difficili e drammatici nei conflitti bellici. Basti pensare, per tutti, al tema dell’“esportazione della democrazia” che ha segnato ogni strategia politico-culturale utilizzata dai paesi occidentali per giustificare interventi militari in altri paesi o a come la qualità democratica condizioni pesantemente lo sviluppo culturale, sociale ed economico fino a determinarne le sorti di un paese intero, come per esempio sta avvenendo in Italia.
Altri due temi su cui continuare a “scavare” sono quello del dialogo inter-religioso e inter-culturale, anche nello scenario dei rischi presenti di uno scontro tra civiltà; e quello della sfida ecologica e del clima sul futuro del pianeta, con l’accrescersi già oggi di disuguaglianze, di nuove povertà e con la necessità di “riconversioni” non solo produttive ma al tempo stesso e forse prima culturali, di nuove priorità di valori da affermare nel nostro senso comune.
8. L’idea di un “doppio regime” tra versione cartacea e Internet mi pare la più convincente e suggestiva. Del resto molte altre riviste culturali hanno fatto una scelta di questo tipo, partendo proprio dal presupposto che i due diversi formati (carta e rete) rispondono ad esigenze diverse, talvolta anche a pubblici diversi, e si combinano molto facilmente l’uno con l’altro. L’ulteriore sviluppo della rivista su Internet può inoltre favorire i nuovi linguaggi e le formule di dialogo e discussione che la classica versione cartacea non consentirebbe e che invece attirano non solo i più giovani, ma anche un’ampia casistica di persone abituate a consultare Internet.
9. La continua attenzione verso il confronto di sensibilità, culture e idee anche molto diverse costituisce certamente un tratto distintivo e originale, oltreché utile, della rivista che va coltivato con la abituale convinzione. Accanto, la rivista ha la possibilità di valorizzare l’ormai grande spettro di relazioni e rapporti accumulati negli anni per offrire sempre di più analisi particolareggiate, documentate e professionalmente valide dei temi trattati, proponendosi anche come strumento culturale di alto livello veicolabile negli ambienti culturali, universitari ed in generale di maggior spicco della società intellettuale locale e nazionale.
10. L’impegno culturale e politico per dare vita anche alle forme organizzativo-istituzionali del villaggio planetario deve accompagnarsi ad uno sforzo per evitare l’omologazione della famiglia umana. Oggi si assiste ad una tendenza che sopprime le specificità culturali, che sdradica e massimizza. Le città del mondo – dall’est-asiatico all’America latina – tendono sempre più ad assomigliarsi, ad essere brutte e scarsamente vivibili, a differenziarsi soltanto per la misura delle povertà. E di fronte a queste tendenze la rivendicazione di una propria identità sconfina sempre più nell’intolleranza, nella ideologizzazione delle religioni come possibile supporto allo scontro tra civiltà. Bisogna individuare i principi cardine della convivenza del “villaggio planetario”, con i quali ogni cultura e politica devono essere coerenti: penso alla pace e alla non violenza; alla libertà; alla laicità; ai diritti umani; con l’assoluta preminenza del valore della persona, di ogni persona; alla giustizia sociale alla quale finalizzare uno sviluppo realmente sostenibile.
Su questi temi non è consentito di fare sconti, nella battaglia delle idee e nell’azione politica. Al tempo stesso bisogna contribuire a riaprire gli spazi perché le originalità, le differenze, si esprimano, si sviluppino, perché possa andare avanti l’autonomia della ricerca, così da contrastare quella omologazione e massificazione delle persone e delle coscienze, che significherebbe il definitivo avvento di una società ridotta alla sola dimensione del mercato e degli uomini e delle donne a semplice merce.