Ho comprato tre ochette per il lago del mio nuovo presepe
Di Maurizio Maggiani
Qualunque cosa vi sia sfuggita quest’anno, amici miei, vi auguro di aver conservato pietà. Nel caso che ancora ne abbiate, vi prego, fatene un uso abbondante. Abbiate pietà oltremisura e senza ritegno per tutto ciò che ancora sul pianeta si muove, che, muovendosi, abbisogna di pietosissima cura.
Guardatevi i piedi e abbiate pietà di loro e delle scarpe che portano, dei passi che li hanno portati; abbiate pietà di dove son stati e del perché son tornati. Dopo di ché riversate pietà sulle mani; e pur nel caso che vi ripugni la compiacenza, soffermatevi a guardarle con cuore benigno: non molto hanno preso, non molto hanno dato, e orbate del vostro sguardo pietoso sarebbero spoglie. Riversatene di pietà anche sulla vostra automobile, e sulla motoretta, perché è bene per voi infine giunti alla meta.
Conviene che siate smodatamente pietosi verso il vento, sia quello di nord che quello di sud, e pietosamente constatate le tracce degli umani che ancora sopravento si muovono, quelli che non ne hanno inteso per tempo direzione e potenza, e ora senza riparo vi espongono, volatili tali e quali le loro sporte di plastica.
Abbiate persino pietà per le sporte. E per tutti gli scarti che frusciano in quest’aria d’inverno. Così come vi invito ad averla per le pietre instabili intorno ai crateri fioriti nell’anno e per l’insetto che ci si sta apprestando il sui nido.
E così via.
E se avendo dopotutto esaurito l’elenco di ogni cosa bisognevole della vostra pietà, aveste per caso ancora un resto di sguardo, allora volgetelo ad avere pietà delle immobili ochette di plastica o gesso disperse nel laghetto del vostro presepe: scoprirete così con quale dolce fermezza, micrometriche indocili, si sospingano al largo, là dove a noi è interdetto il sostare.